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uale può essere il reale e con-
creto supporto dei Big data
e degli strumenti per la loro ana-
lisi, nei servizi della Pubblica Am-
ministrazione? È questo il tema sul
quale, a fine maggio scorso, nella
cornice del Forum PA, si sono
confrontati tecnici e docenti pro-
venienti da enti Pubblici e Dipar-
timenti di ricerca dell'Università Ita-
liana. La prima questione è stata
proprio capire quali siano le reali
opportunità di impiego di queste
grandi sorgenti fonti. Malgrado la
grande attenzione mediatica non
si tratta di un tema assodato.
La stima Gartner
Secondo una recente stima di
Gartner, più del 60% delle grandi
imprese americane sta investendo
nel campo dei Big Data, ma la prin-
cipale criticità avvertita dagli in-
tervistati è proprio quella di met-
tere a fuoco l'impiego più oppor-
tuno di questo grande patrimonio.
Tuttavia, è sempre più chiaro che,
dalle nuove sorgenti di dati, pos-
sano nascere mappe di cono-
scenza approfondite e sorpren-
denti sulla nostra società e che la
considerazione di questo patri-
monio impegnerà le Amministra-
zioni nella sua valorizzazione, ma
anche nella sua tutela.
Piccole tracce digitali
Dino Pedreschi
, Professore Ordi-
nario presso il dipartimento di
Informatica dell'Università di Pisa,
sottolinea il fatto che tutti noi la-
sciamo nel vivere quotidiano pic-
cole tracce digitali. Ogni cittadino,
consapevolmente o meno, è una
specie di 'pollicino digitale', che la-
scia tracce nei più disparati siste-
mi informativi. Questa ‘ombra di-
gitale’, su base collettiva, restitui-
sce un'immagine precisa della so-
cietà: i nostri movimenti, attraver-
so le reti cellulari e i navigatori; le
nostre preferenze, le nostre attività,
attraverso la navigazione internet,
sono illustrate attraverso questi
dati; persino la mappa delle nostre
relazioni sociali, attraverso i social
network, è utilizzabile per costrui-
re quadri e cornici sociali.
L'università di Pisa, in collabora-
zione con molti Comuni toscani, ha
portato a termine, in questo modo,
un “Atlante della mobilità urbana”.
Sulla base di panoramiche come
queste è possibile capire in quali
città, o in quali gruppi, può avere
più successo, per esempio, un
servizio di car sharing.
E sulla base di analisi come queste
si è calcolato, nel 2013, che i due
terzi del traffico toscano potrebbe
passare efficacemente ad utilizza-
re automobili elettriche.
Sono, quindi, informazioni prezio-
se e pervasive, utilizzabili per pren-
dere decisioni e adottare strategie,
ma riguardano in modo molto
preciso le persone e la collettività
e, nel loro utilizzo, vanno sempre
tenute nel dovuto conto le impli-
cazioni etiche e la cura che si
deve ad un vero e proprio 'bene
comune'.
La preparazione culturale
Ma siamo culturalmente pronti al
confronto con i dati? Lo è chi deve
assumere decisioni politiche?
Secondo
Enrico Giovannini
, Or-
dinario di Statistica Economica, Di-
partimento di Economia e Finan-
za - Università degli Studi di Roma
Tor Vergata, già a capo di Istat e
Ministro del lavoro nel governo
Monti, c’è ancora molta strada da
fare.
Nel suo saggio “Scegliere il futu-
ro - conoscenza e politica al tem-
po dei big data” il docente sotto-
linea come il passaggio dai dati alla
conoscenza non sia affatto scon-
tato. Questi diventano qualcosa di
significativo quando si assume la
consapevolezza di volerci costrui-
re sopra delle basi di analisi e, spes-
so, di cambiamento. Non sempre
questa è una scelta semplice o con-
veniente, per il politico e l'ammi-
nistratore pubblico, perché com-
porta l’essere pronti ad affrontar-
ne i costi, anche considerevoli, in
termini di transazione.
Il dato, anche non strutturato,
come proprietà su cui mantenere
l’esclusiva, spesso non utilizzato per
le conseguenze imprevedibili in ter-
mini di analisi, è ancora un senti-
mento diffuso.
Giovannini ha ricordato come, sol-
tanto nel 2014, nell’era della com-
petizione globale, si sia riusciti a
creare una banca dati integrata per
il mercato del lavoro dedicata ai
giovani, aggregando le informa-
zioni divise tra i 500 centri provin-
ciali sparsi lungo il Paese.
Per la verità, Province importanti,
come quella di Bolzano, non ade-
rirono neanche al progetto, met-
tendo in luce come la resistenza
culturale e psicologica sia ancora
lungi dall’essere superata.
I criteri di valutazione
Francesco Tortorelli
, Direttore
Area Sistema Pubblico di Con-
nettività per l’Agenzia per l'Italia Di-
gitale, osserva come ragionare di
Big data nella PA significhi ragio-
nare a fondo sulle fonti a propria
disposizione, ma anche sulle tutte
quelle che sarebbe possibile con-
dividere.
Questo pone alle Amministrazioni
delle questioni che non sono sem-
plici: opportunità, autenticità, va-
lidità, durata delle informazioni.
Occorre accostarsi con molta at-
tenzione alla natura delle infor-
mazioni che, anche se non strut-
turate, hanno spesso caratteristiche
peculiari, spesso delicate, da trat-
tare secondo specifici accorgi-
menti. Tuttavia, questo atteggia-
mento rischia di diventare un fre-
no alle stesse norme di standar-
dizzazione e cooperazione previste
dal CAD. Bisogna quindi stimola-
re comportamenti di condivisione
tra le Amministrazioni e coinvolgere
anche determinati operatori, come
i gestori di utilities, che sono gli at-
tori privilegiati nel disegno co-
mune e partecipato dei nuovi ser-
vizi al cittadino, specie nel terreno
elettivo delle smart communities.
MAGGIO GIUGNO 2014
ARRIVANO I BIG DATA
S I
CENAR
OPPORTUNITÀ E RESISTENZE DI FRONTE ALLE NUOVE MAPPE DELLA SOCIETÀ
Big Data e Pubblica Amministrazione,
una questione di cultura e sensibilità
Università ed Amministrazioni Pubbliche a confronto sul tema
Enrico Giovannini
Università degli Studi di Tor Vergata
Dino Pedreschi - Università di Pisa
Francesco Tortorelli - AgID
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