Executive maggio-giugno 2013 - page 73

lunque altro aspetto che si realizzi concretamente nel momento
in cui viene presa un’effettiva decisione riguardo al bene remoto
(o a un altro bene, o persino all’ambiente remoto in cui il bene si
trova e monitorizza). È solo allora che il valore dell’Internet delle
cose diventa tangibile. Le problematiche sono numerose. Alcuni
beni (come i motori dei velivoli o le macchine industriali) possono
produrre 1 terabyte di dati al giorno o persino di più – in questi
casi, perciò, occorrerà padroneggiare le tecnologie e gli approc-
ci inerenti ai big data. All’estremo opposto dello spettro si trova-
no i grandi insiemi di sensori che producono ciascuno pochi byte
di dati al giorno; in questi casi, tuttavia, l’esigenza di gestire mi-
gliaia di endpoint renderà necessario lo sviluppo di piattaforme
efficienti per la gestione dei sistemi e la loro integrazione nelle in-
frastrutture e nei processi aziendali esistenti. Questi possono es-
sere particolarmente complessi quando i beni remoti formano o
monitorizzano un ambiente vasto e complesso, come nel caso
delle smart grid per le utility.
Tre aree da tenere d’occhio
Per le aziende, alcuni degli scenari più interessanti per la crea-
zione di valore emergono da tre aree, ed è importante prende-
re in esame il contesto e le condizioni di ciascuna. L’importanza
relativa di ogni area e le esigenze specifiche dell’azienda posso-
no variare sensibilmente da settore a settore, perciò è necessa-
rio adottare una prospettiva che tenga conto del campo di attivi-
tà. La prima area è quella delle tecnologie operative (OT), che si
riferisce ai beni aziendali, come le apparecchiature di produzio-
ne. È ormai da molto tempo che le tecnologie informatiche ven-
gono utilizzate per integrare funzionalità intelligenti nelle OT. Con
la progressiva diminuzione dei costi e delle dimensioni dei di-
spositivi intelligenti, la tendenza alla ‘computerizzazione’ ha subi-
to un’accelerazione e si è estesa a nuo-
ve aree. L’intersezione tra le tecnologie
operative intelligenti, internet e le tecno-
logie informatiche si sta espandendo,
rendendo le OT una componente prima-
ria dell’Iot. Tutte le aziende che dispon-
gono di un insieme considerevole di be-
ni fisici utilizzati per costruire, distribuire
o supportare prodotti o servizi dovreb-
bero iniziare a esaminare le opportunità
esistenti in tale area. Il valore potenzia-
le riguarda non solo le apparecchiature
di produzione e industriali, ma anche le
sedi operative (ad esempio, gli uffici e i
centri conferenze), poiché è possibile ot-
timizzare l’utilizzo di queste sedi e i rela-
tivi consumi di energia.
La seconda area è quella della supply
chain digitale. Di fatto la supply chain tradizionale finisce con la
spedizione delle merci, ma i beni intelligenti, tuttavia, permetto-
no di estendere la supply chain in modo che i servizi di monito-
raggio, gli aggiornamenti, i contenuti e altri servizi digitali possa-
no essere erogati anche dopo la spedizione delle merci e il loro
arrivo presso il cliente. Le operazioni di logistica possono così
trasformarsi in una supply chain intelligente. Le aziende che ven-
dono beni e dispositivi intelligenti connessi a Internet possono
sviluppare ed estendere ulteriormente la propria supply chain,
creando nuove opportunità per la vendita di prodotti e servizi.
Benché questa tendenza riguardi in modo particolare la distri-
buzione di prodotti complessi e ad alto costo, l’abbattimento dei
costi dei dispositivi intelligenti embedded e degli approcci stan-
dardizzati all’Iot si rifletterà anche sui prodotti meno comples-
si e più economici. Le aziende dovranno esaminare i prodotti di-
stribuiti ai clienti, e le tecnologie che circondano questi clienti,
per studiare gli scenari possibili per la supply chain digitale. Un
esempio può essere il caso di un prodotto di una data azien-
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L’Internet delle cose offre
un valore tangibile
alle aziende, basato
sulla capacità di utilizzare
inmodomigliore beni
o risorse remote
Foto: © yang yu - Fotolia.com
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