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giugno 2014
Tale domanda è fondamentale per chi oggi deve
compiere una scelta operativa molto stringente sul
tema del workforce managament; chi invece può
permettersi il lusso di aspettare allora il tema diventa
un altro. Ovvero, in tempi relativamente brevi, due
o tre anni, le prestazioni assicurate dalle tecnologie
oggi integrate nei sistemi rugged arriveranno a un
livello di costo che consentirà la loro integrazio-
ne anche nei dispositivi consumer, e questa nuo-
va generazione di device verrà o erta al mercato
in fasce di prezzo paragonabili a quelle attuali. Lo
scenario è credibile, ma anche i fornitori di sistemi
rugged miglioreranno le prestazioni dei loro sistemi
con le soluzioni tecnologiche più avanzate… Quindi
il punto rimane sempre quello di trovare il giusto
equilibrio tra quelle che potranno essere le proprie
esigenze future e ciò che verrà o erto dal merca-
to nel momento in cui si sarà chiamati a prendere
determinate decisioni.
Condizioni ambientali critiche, ovvero?
I sistemi rugged vengono presentati come dispo-
sitivi resistenti all’acqua, alla polvere, agli urti, alle
corrosioni, ai campi elettromagnetici, alla pressione
improvvisa di oggetti molto pesanti, e altro ancora.
I dispositivi elettronici adottati al loro interno resi-
stono a intervalli di temperatura e di umidità molto
più estesi di quelli certificati per i device consumer.
Ma quali possono essere gli ambienti critici, o sem-
plicemente anche i casi che mettono più a rischio
il buon funzionamento di un dispositivo ‘normale’?
Quando si parla di ambienti critici, non dobbia-
mo ovviamente pensare solo ai casi estremi un po’
suggestivi da film: vulcani, deserti, oppure casca-
te, oceani e quant’altro. Un ambiente critico può
essere rappresentato dalle strutture che ospitano
le vasche di un acquedotto o di un depuratore; le
condutture e le valvole di un impianto industriale
dove corre acqua, vapore o altri fluidi ad alte tem-
perature; oppure una grossa ventola utilizzata per
asciugare del materiale prodotto in un determinato
ciclo di lavorazione; un macchinario che produce
centinaia o migliaia di pezzi all’ora e il cui liquido
lubrificante schizza in diversi punti; i tralicci dell’alta
tensione… gli esempi sono potenzialmente migliaia.
Questi sono ambienti critici con cui hanno a che
fare anche in Italia decine di migliaia di lavoratori
che si occupano del controllo e della manutenzio-
ne di apparati, manufatti, centraline elettriche, e
quant’altro, presenti nelle vicinanze dei casi descritti.
Qualcuno obietterà che sono comunque ambienti
‘estremi’ o comunque lontani da una realtà più con-
sueta fatta di mobile worker che si muovono con
lo scopo di raccogliere ordini andando a visitare
i loro clienti di riferimento in uci, studi, negozi.
Questo è certamente vero, ma dimenticare in auto
per diverse ore, in una giornata estiva particolar-
mente calda, il proprio smartphone consumer, con
la temperatura dell’abitacolo che facilmente può
superare i 50 gradi centigradi, può far scoprire a
molti anche come la propria auto può banalmente
diventare un ambiente ‘critico’.
Il fattore TCO
Dopo aver visto le caratteristiche tecnologiche e di
robustezza dei sistemi rugged, a rontiamo in con-
clusione il discorso sul costo di gestione/possesso.
Come si sa, l’investimento in una qualsiasi risorsa
deve essere valutato prendendo in considerazione
non solo il costo iniziale, ma tutti quelli correlati al
suo utilizzo durante il ciclo di vita più o meno lun-
go che l’azienda ipotizza.
Nel caso dei sistemi mobili, i promotori dei sistemi
rugged in questo caso fanno notare diversi aspetti
che devono sicuramente essere presi in considera-
zione. Prima di tutto se si prevede un utilizzo inten-
so del device che verrà adato alla propria field
force è plausibile che la vita di un device consumer
stia mediamente al di sotto dei tre anni, mentre il
ciclo di vita di un dispositivo rugged arriva nor-
malmente ai cinque anni. Un secondo aspetto da
tenere in considerazione è poi il fatto che i device
consumer, nell’arco ipotizzato di tre anni di utilizzo,
hanno comunque una probabilità molto più elevata
dei sistemi rugged di andare incontro a malfunzio-
namenti e rotture.
A parità di utilizzo si può dire quindi che un parco
di device mobili di 100 unità avrà sicuramente più
casi di sostituzione da gestire in un arco medio di
tre anni di 100 unità rugged il cui ciclo di vita può
raggiungere anche i cinque anni.
Concludendo, il suggerimento è, una volta verificata
la necessità per le proprie esigenze di avvalersi della
maggiore disponibilità o erta dai sistemi rugged, e
una volta verificati in quali ambienti questi verranno
utilizzati, di spendere dieci minuti per sedersi a un
tavolino e fare quattro conti con carta e matita, o
sul vostro tablet consumer.
Speciale - Mobile Business