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Officelayout 158
luglio-settembre 2014
IN PRIMO PIANO
porre nel plenum sottostante tutti gli impianti
che rappresentano le funzioni vitali stesse del-
l’edificio, lasciando spazio alla libertà creativa
di designer e architetti. Nello specifico Uniflair
Access Floor ha messo a punto una soluzione che
integra nel pavimento sopraelevato la climatiz-
zazione garantendo non solo un’organizzazione
funzionale ed efficiente dello spazio, ma anche
la possibilità di un rapido adattamento ai cam-
biamenti dettati dalle esigenze di un’organizza-
zione del lavoro in continua trasformazione”.
Le tavole rotonde.
In alto da sinistra:
Lorenzo Maresca, Ilaria Santambrogio, Lorenzo Caimi,
Paola Cecco, Massimo Bergonzi, Bruno De Rivo.
In basso da sinistra:
Mario Ferraresso,
Cristina Carrus, Susanna Antico, Robel Woldetsion, Giovanni Giacobone
Il focus del dibattito
“Dalla postazione di la-
voro allo spazio a misura di attività”
si è in-
centrato sull’organizzazione delle aree operative.
Tra i driver del cambiamento individuati la scelta
di strutturare un’offerta differenziata di spazi
che permettono di bilanciare necessità di con-
centrazione e collaborazione e di scegliere il
luogo più adatto dove lavorare. L’open space di-
venta un must del progetto che mira ad annul-
lare le differenze gerarchiche che hanno guidato
il layout d’ufficio.
Ma siamo davvero pronti al cambiamento? Quali
sono le resistenze che il progettista incontra?
L’ironico titolo dell’intervento
“Oltre Fantozzi:
ovvero come superare l’identificazione gerarchica
dello spazio ufficio”
dell’architetto
Bruno De
Rivo, dello studio 967 Architetti Associati
, ha sol-
levato qualche dubbio: “Nella esperienza nella
progettazione di workplace abbiamo sempre do-
vuto fare i conti con quella che chiamo “Sin-
drome di Fantozzi”, intesa come l’identificazione
gerarchica dello spazio ufficio, perpetuata negli
anni salvo omettere la famosa pianta di ficus, le
poltrone in pelle umana e suppellettili varie.
Dalla rivoluzione “mobile” in avanti abbiamo
sentito parlare di “new ways of working”, ab-
biamo visto slideshow con persone sedute in riva
ad un lago o a Time Square, intenti a lavorare
con il portatile perché quello avrebbe dovuto es-
sere il loro nuovo ufficio, al grido del credo
“work everywhere!”. Contemporaneamente però
allestivamo uffici standard. Neppure l’avvento
dei tablet e degli smartphones ha modificato
questa tendenza: continuiamo a costruire uffici
nello stesso modo, con lievi modifiche, cambia-
mento della ratio di desk sharing, l’avvento di
aree relax, meeting informali. Ma alla fine non
c’è azienda il cui managing director italiano non
ti chieda: il mio ufficio qual è?
Dove può essere individuato il cambiamento?
Abbiamo avuto la possibilità di lavorare per
un’importante realtà della new economy e ci
siamo resi conto che è parte fondante della lo-
gica corporativa il fatto che ogni dipendente
nell’ambiente di lavoro debba sentirsi meglio che
a casa, ne sia attratto, debba venirci volentieri e
non obtorto collo, debba lavorare “but having
fun”. Questo se vogliamo è rivoluzionario!”.
La creazione di luoghi informali, spazi ibridi,
asimmetrici e destrutturati sono le scelte adot-
tate per rafforzare questo nuovo modo di lavo-
rare che si allontana sempre più dalla classica
scrivania come raccontato da
Massimo Bergonzi
procurement director di Bracco Imaging
, che ha
presentato le linee guida del progetto dei nuovi
uffici Bracco a Milano.
“Uno dei pilastri del progetto è stata la scelta di
trasferire tutte le funzioni aziendali in open
space, una scelta che ha trovato non poche re-
sistenze da parte del personale. È stato messo a
punto un piano di comunicazione che ha per-
messo di condividere gli investimenti e le scelte
progettuali adottate per migliorare la qualità
degli ambienti di lavoro e in particolare l’acu-
stica, considerata il nodo critico degli ambienti
aperti. Il secondo pilastro è stata la scelta di au-
mentare in modo significativo i servizi alla per-