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Tavola rotonda tra quattro aziende della fornitura di soluzioni ICT per la progettazione,

produzione e logistica. Ecco come cambiano le cose alla luce di Industria 4.0

e delle maggiori funzionalità derivanti dall’Internet delle cose.

56

giugno 2017

L

’Industry 4.0 non è soltanto tecno-

logia resa facilmente accessibile dal

punto di vista economico (grazie a una

campagna di incentivi senza preceden-

ti), ma un vero e proprio passaggio

culturale. La possibilità di esaminare

in tempi brevi una grande mole di dati,

lo sviluppo del cloud e delle reti e il

diondersi dell’Internet of Things de-

terminano una situazione che ore alle

aziende la possibilità di pensare nuovi

prodotti, personalizzarli, aumentare la

produttività, crescere sul fronte dei

servizi e avere una visione integrata

lungo tutta la catena del valore. Davanti

a una gamma così vasta di cose possibili “Il valo-

re aggiunto dell’Industry 4.0 risiede nell’adottare

un approccio corretto – dice Gian Luca Giovanelli,

amministratore delegato della MCM che produce

macchinari per l’industria – ovvero nel trasformare

le percezioni in opportunità e iniziative concrete

che abbiano come scopo l’aumento della compe-

titività: meno fermi macchina, turni non presidiati,

risparmi energetici, manutenzioni preventive e l’eli-

minazione delle operazioni a scarso valore aggiunto

per gli operatori”.

La convergenza di due mondi

Industry 4.0 significa un costante collegamento tra

line of business e fabbrica con un continuo contatto

e scambio di dati: non più due mondi separati ma

collegati in real time. In eetti con l’avvento della

fabbrica digitale si assiste a una crescente conver-

genza tra le tecnologie del manifatturiero e quelle

dell’Information Communication Technology. Le tec-

L’ICT COME STRUMENTO

PER RIPENSARE I PROCESSI

Michele Ciceri

nologie ICT, oltre a supportare le appli-

cazioni più strettamente di automazio-

ne, si sono via via inserite nella catena

del valore delle fabbriche per svolgere

compiti di integrazione e gestione dei

processi produttivi e delle operazioni.

“La digitalizzazione fornisce gli stru-

menti necessari per sfruttare i vantaggi

di un miglioramento organizzativo e il

momento è particolarmente propizio

perché – sottolinea Giovanelli – i lotti

di produzione sono sempre più piccoli

e personalizzati, la vita del prodotto è

nettamente più breve rispetto a quella

dell’impianto e la nostra competitività

è sempre più basata sull’e‹cienza”.

Nel digital manufacturing, la delocalizzazione di-

venta un’opzione molto meno interessante per le

aziende che hanno bisogno soprattutto di infrastrut-

ture digitali e non di un basso costo del lavoro. “Una

dierenza rispetto agli scorsi anni è che oggi non è

più possibile compensare le perdite di marginalità

con la delocalizzazione in Paesi con manodopera a

basso costo, che stanno vedendo il tramonto della

loro disponibilità: si deve produrre il più possibile

vicino al mercato, ma a condizioni dierenti”.

Il fenomeno del ritorno delle produzioni delocaliz-

zate ha già un nome, reshoring, e anche il primo

esempio illustre, Adidas, che dopo vent’anni di Asia

ha deciso di tornare a produrre ad Ansbach, in Ba-

viera, dando vita a una speed factory dove si com-

binano progettazione e sviluppo di articoli sporti-

vi con un processo di produzione automatizzato,

decentrato e flessibile. Per le imprese più piccole

il ragionamento non cambia.

INDUSTRIA 4.0 & IOT

Paolo Fontanot, product manager

di Tecnest