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Le sfide poste dalla globalizzazione si vincono con una chiara visione strategica

e con il supporto di tecnologie innovative. Il caso di Aurora, da quasi un secolo sinonimo

di penne stilografiche italiane di eccellenza.

60

giugno 2017

A

nche dopo la notte più buia sor-

ge sempre una nuova Aurora. È

questa la genesi del marchio Auro-

ra - da quasi un secolo protagonista

nel mondo delle penne stilografiche

e degli strumenti di scrittura di alta

qualità - nato subito dopo la fine del-

la I Guerra Mondiale, nel 1919, che ha

saputo risollevarsi dopo un disastroso

bombardamento che ne ha distrutto la

sede nel corso della II Guerra Mondiale

e che sta arontando con successo le

sfide del terzo millennio. “Se si lavora

con le mani, con la testa e con il cuo-

re, credendo nelle proprie capacità e

in quello che si fa, guardare sempre

avanti viene naturale”, esordisce

Cesare Verona

,

presidente e amministratore delegato di Aurora,

che rappresenta la quarta generazione di una fa-

miglia che si colloca a pieno titolo nel novero di

quell’imprenditoria italiana che ha fatto grande il

Made in Italy nel mondo.

Il cliente al centro

Cesare Verona ha iniziato la sua esperienza lavo-

rativa al di fuori dell’azienda di famiglia, ricopren-

do incarichi di crescente responsabilità in Italia e

all’estero - per lunghi periodi ha infatti operato in

Francia, Stati Uniti e Inghilterra - presso aziende di

primaria importanza. Il richiamo delle radici italiane

e familiari avviene verso la fine degli anni ‘90: da

quel momento inizia un lungo percorso segnato

da una duplice sfida, verso l’esterno, con le dina-

miche innestate dalla globalizzazione, e verso l’in-

terno, in un contesto aziendale intriso di resisten-

CON LE MANI, CON LA

TESTA E CON IL CUORE

Ra aela Citterio

ze nei confronti di quelle innovazioni

indispensabili per restare competitivi

in un mercato sempre più complesso.

“Non è stato facile convincere il ma-

nagement, a cominciare da mio padre,

che al centro delle strategie aziendali

non doveva più esserci la fabbrica ma

il cliente - prosegue Verona. Quando

ho preso in mano le redini dell’azienda

tutto ruotava intorno alla fabbrica, il

97% del business era generato in Italia,

la produzione si sviluppava su 4 piani

all’interno dell’area di 10.000 mq su

cui è sorta la nuova fabbrica dopo il

bombardamento del 1944, ad Abba-

dia di Stura (Torino), vicino a un’antica

abbazia, l’età media era di 55 anni e la resistenza

di fronte ai cambiamenti, tecnologici ma non solo,

palpabile a tutti i livelli. Oggi l’età media è di 31 anni,

la produzione è stata concentrata tutta su un uni-

co livello, è stato introdotto in azienda il modello

Lean, le esportazioni rappresentano il 62% del bu-

siness, e continuiamo a crescere: nel 2016 abbiamo

registrato un +33,4% di fatturato rispetto all’anno

precedente, con un E.B.I.T.D.A. superiore al 20%”.

Risultati che pochi possono vantare, soprattutto

nel comparto manifatturiero.

Scelte coraggiose

Per raggiungere questi risultati è stato necessario

fare scelte coraggiose. La prima è stata quella di

non delocalizzare, in un periodo in cui moltissime

aziende manifatturiere italiane ed europee sposta-

vano la produzione nei Paesi dell’Est o dell’Estremo

Oriente. “Sono sempre stato convinto che l’eccel-

CASE HISTORY

Cesare Verona, presidente e

amministratore delegato di Aurora