giugno 2012
office automation
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Amazon, Google, Facebook trovano in questo mo-
dello non soltanto le soluzioni più efficaci o econo-
miche ma la possibilità del ‘cliente’ di guidare il
cambiamento e l’evoluzione delle tecnologie secondo
i propri bisogni. Per Whitehurst siamo di fr onte a
una fase di passaggio epocale nella storia dell’infor-
matica. La ricerca di standardizzazione, di ingegne-
rizzazione delle componenti
software, la visione come com-
modity delle soluzioni IT, com-
binata con le opportunità of-
ferte dal cloud, trovano nello
sviluppo delle soluzioni open
source uno strumento in grado
di imprimere un’accelerazione
allo sviluppo di nuovi servizi
paragonabile a quello che la
standardizzazione delle compo-
nenti base (viti e bulloni) ha
rappresentato, lungo la rivolu-
zione industriale, per lo sviluppo dei motori e quindi
di locomotive, navi e poi gli aereoplani.
Whitehurst ha ricor dato come l’ottanta per cento
delle aziende comprese nella lista Fortune 1000 uti-
lizzi soluzioni Red Hat. Se per lungo tempo l’open
source è stata la risposta di comunità di sviluppatori
volontari alla ricerca di soluzioni alte rnative all’in-
terno di categorie tradizionali di soluzioni, oggi, con
l’interesse e i mezzi delle grandi imprese per questo
modello di sviluppo, l’innovazione avviene innanzi-
tutto in ambienti open source. A tale scopo suggeri-
sce di osservare quanto avviene con i big data. È un
fenomeno di grande portata destina to a cambiare i
ruoli di tutti gli attori sul mercato: imprese IT, ven-
dor, system integrator.
Joel Bernam ha invece sottolineato la natura vin-
cente del modello open, in una fase di accelerazione
dei cambiamenti come l’attuale, per la capacità
adattativa che lo sviluppo partecipato e migliorativo
delle comunity permette a questo tipo di soluzioni,
intercettando le reali innovazioni, condividendo le
informazioni alla ricerca del miglioramento, affidan-
dosi ai giusti coach per l’implementazione delle
soluzioni.
Le testimonianze dei partner
Gli esempi concreti sono stati affidati quindi agli in-
terventi di HP, che con Marcello D’Agnano, enterprise
server, storage & network presales manager, ha illu-
strato come le tecnologie open costituiscano un ele-
mento di forza per la realizzazione di infrastrutture
informatiche. Le organizzazioni, infatti, richiedono
un accesso ai servizi IT leggero e flessibile. Si diffonde
il concetto di disaccoppiamento tra servizio informa-
tico e infrastruttura. Per questo HP pr opone il mo-
dello della Converged Infrastructure, un sistema che
punta sulla velocità di im-
plementazione, una visione
unitaria dell’infrastruttura, la
gestione comune di tutte le
componenti. Linux, x86 e le
soluzioni Red Hat per la ge-
stione dell’infrastruttura ne
costituiscono il middleware
abilitante.
Maurizio Grassi, Sap te-
chnology architecture and
cloud domain lead di Ac-
centure, e Andrea Verri, te-
chnology solution architect data center and virtua-
lization di Cisco, hanno illustrato le potenzialità di
PCS, una soluzione per la migrazione di ambienti
Sap su piattaforme open source in un mix combi-
nato di tecnologie basato su Sap, Red Hat, NetApp,
Cisco per un modello di private cloud. Ha chiuso
la sessione convegnistica Alessandr o de Bartolo,
manager of system x, IBM Italia, presentando la
nuova famiglia di soluzioni infrastrutturali Pure sy-
stems, una proposta ritenuta ideale per la migra-
zione verso architetture cloud frutto di un investi-
mento di 3 miliardi di dollari. Con questa proposta
IBM ritiene si sia aperto lo spazio per una nuova
categoria di sistemi: gli expert integrated systems.
Nei quali l’integrazione delle componenti hardware
è una caratteristica nativa cui corrisponde un’espe-
rienza d’utilizzo improntata alla massima sempli-
cità nelle componenti software.
Amazon, Google, Facebook
trovano nel modello open source
non soltanto le soluzioni più
efficaci o economiche ma la
possibilità del ‘cliente’ di
guidare il cambiamento e
l’evoluzione delle tecnologie
secondo i propri bisogni
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