la vostra azienda) non è propriamente e necessariamente al vostro servizio.
La rete non fa sempre ciò che volete, nei tempi, modi e quantità che volete.
Però il divario tra la mentalità dell’estrarre e quella a essa alternativa del nutrire
diventa più drastico nel momento in cui le reti - sia quelle che si trovano onli-
ne, che quelle ambientali o addirittura tribali - acquistano potere e rilevanza.
Si tratta di un divario talmente profondo che le due parti contrapposte fanno
fatica anche solo a immaginare ciò che l’altro pensa. Alcune persone provano
a fare rete per le vie brevi, scrivendovi per email o contattandovi attraverso
i social media (rivolgendovi per esempio domande come: Volete scrivere del
mio prodotto? Volete finanziare il mio progetto? Volete comprare il mio pro-
dotto?...) proprio con una mentalità estrattiva, mentre altri, armati di santa
pazienza, intessono nel tempo una serie di legami, comunanze, significati.
Scegliere oggi un percorso che non porti al massimo valore immediato è co-
stoso ed estremamente oneroso anche in termini di tempo, questo perché
può voler dire continuare a investire per anni prima di attivare una strategia
con finalità commerciali. E anche in questo caso non è detto che le condizio-
ni sulle quali avevate immaginato di trovarvi dopo un po’ di tempo si saranno
verificate. Come sarà domani la rete delle relazioni che avete saputo tessere?
Più o meno produttiva? Più fiduciosa o più sospettosa? Più sana o più malata?
La promessa alla base dell’economia connessa era quella di premiare i migliori,
coloro che s’impegnavano nel lungo periodo, le persone che avevano a cuore
l’idea di contribuire. Ma il paradosso è che una simile economia iperconnes-
sa, dove tutti sono a distanza di un click dagli altri, ha generato uno spazio
colmo di persone, talvolta avide, spesso frettolose; che perdono facilmente
l’attenzione e il rispetto delle regole che si erano date; che troppo spesso si
lasciano influenzare da eventi sensazionali di breve periodo o da profitti a
breve termine.
La mentalità estrattiva conduce quindi spesso a decisioni furbe e opportuni-
stiche nel breve periodo. Se sfruttare una risorsa è troppo costoso, si passa
alla successiva. La mentalità della rete, invece, valuta gli impatti che processi
di co-creazione hanno nel lungo periodo.
Un esempio di investimento di ‘lungo periodo’
Parlando di lungo periodo, vi vorrei dare un esempio molto concreto e perso-
nale. Da fine 2014 gestisco un mio sito e un blog
(www.primobonacina.com)
su cui scrivo quasi giornalmente (almeno 20 articoli al mese). Il mio obiettivo
è che questo sito diventi un punto di riferimento per il mercato, costruendo
una rete di lettori fedeli e di clienti interessati ai temi che intendo proporre.
Come posso valutare il successo di una iniziativa di questo tipo? Da un lato,
indirettamente e in maniera non facile da misurare, nel business che genera,
dall’altro, più direttamente e più facile da misurare, nella sua readership. Ho
quindi deciso di considerare il numero di pagine lette come prima metrica
fondamentale, ma ce ne sono poi ovviamente altre. Quindi, secondo questa
semplicissima metrica, un lettore che legge 100 pagine vale 100, 100 letto-
ri che leggono 1 pagina, valgono ancora 100. Nel primo caso, probabilmente
sto costruendo una relazione, e in prospettiva un’opportunità di aari, con
un singolo lettore interessato, nel secondo caso sto comunque portando 100
persone diverse a casa mia, fosse solo per un minuto ciascuna.
Un altro modo di certificare il successo di un sito è tramite l’indice di Amazon
Alexa
(http://www.alexa.com/)che calcola la readership di un sito. Mentre scri-
vo il mio sito è all’incirca in posizione 2,5M a livello mondiale (quindi fa parte
dei primi due milioni e mezzo di siti più visti). Considerando che al mondo ci
sono circa 1 miliardo di siti, essere così in alto è sicuramente lusinghiero. Però
la cosa interessante è che ci ho messo due anni ad arrivare stabilmente nei
primi 3 milioni, ovvero al livello di attenzione che avevo stimato come inte-
ressante. Il messaggio spero vi sia chiaro: sono serviti due anni di duro lavoro
giornaliero per arrivare al risultato prefissato. Non certo quindi un approccio
da prendi i soldi e scappa, oppure estrai l’oro dalla miniera e passa oltre. In-
somma, per dirla sempre come Kevin Kelly, con pazienza, ho nutrito la rete.
Primo Bonacina
si oc-
cupa d’informatica dal
1984. Ha lavorato con
ruoli di responsabili-
tà per diverse azien-
de, tra queste: 3Com,
Tech Data, Magirus (ora
Avnet), Microsoft, Acer.
Dal 2014 ha creato un’i-
niziativa di consulenza
commerciale, marketing
e imprenditoriale (PBS
- Primo Bonacina Ser-
vices). Segui il suo blog
(www.primobonacina.
com) oppure contat-
talo via e-mail (primo.
bonacina@soiel.it).
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marzo 2017
VALUE POINT - IL RUOLO DEL CANALE