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DIGITALE PER CAMBIARE (IN MEGLIO)

14

marzo-aprile 2017

Intervista a:

Antonello Traina, Sales Regional VP Gartner Italia

Qual è la visione di Gartner sul tema Trasformazione Digitale in Italia?

Nel nostro Paese stiamo vivendo una fase di passaggio interessante che non

è ancora pienamente compresa da molti che si muovono nel nostro settore.

All’evento Gartner CIOxchange Italy abbiamo presentato i dati sulle risposte dei

responsabili delle aziende italiane intervistati per la nostra CIO Agenda 2017

che tutti gli anni realizziamo a livello globale, per questa edizione abbiamo in-

tervistato 2.944 Cio di tutte le aziende del mondo. Gli 85 Cio italiani ci hanno

detto una cosa importante: nei progetti di Trasformazione Digitale siamo so-

stanzialmente allineati alla media generale.

A fronte di budget IT che in Italia per il 2017 registrano un risibile incremento

dello 0,16%, e a fronte del fatto che sono ancora poche le iniziative concrete

seriamente partite, è altresì vero che sono molte le iniziative di ideazione e di

progettazione sul fronte del digitale. La percentuale media di budget IT che i

Cio italiani dedicano oggi alle iniziative digitali è pari, al 19%; lo stesso dato che

registriamo a livello globale. Nel 2018 invece questa quota sarà pari al 27% solo

un punto in meno del dato globale (28%).

L’Italia è indietro nei progetti già in produzione, ma non siamo indietro dal punto

di vista della progettualità che le aziende del nostro Paese stanno mettendo

in campo.

Qual è il suggerimento che Gartner dà a tutti i Cio che oggi iniziano ad affrontare il digitale?

Per prima cosa è importante uscire dall’operatività quotidiana dell’IT. E’ il momento, per chi non lo ha ancora fatto,

di tirare su la testa e prendere consapevolezza di cosa è il digitale e di come può essere utilizzato. Non è una moda

passeggera, è un trend che anche in tempi molto rapidi potrà investire il business di ogni azienda.

Bisogna quindi orientare parte delle proprie riflessioni verso il tema di come, grazie al digitale, si possono fare le stesse

cose di oggi in modo diverso, anche sul fronte dell’ottimizzazione dei costi visto che in Italia rimane una priorità im-

portante, ma soprattutto anche iniziare a immaginare business nuovi. La situazione italiana dice che oggi diversi Cio

riescono a indirizzare il 30% del loro budget IT nell’implementazione di nuove iniziative digitali.

Come il Cio riesce a portare avanti questi importanti investimenti in innovazione nella sua realtà?

Dando evidenza degli effetti positivi sul business che l’azienda potrà ottenere grazie ai progetti che vuole avviare. Deve

spostare il suo punto di vista dalle priorità focalizzate sull’ottimizzazione della macchina alle priorità del management.

La nostra esperienza dice che quando il Cio riesce ad allineare una parte del suo budget alle priorità di business, le

iniziative digitali riscuotono interesse e curiosità.

Come in questa fase evolvono le attività di Gartner rivolte ai clienti?

Gartner da sempre sfrutta la capacità di poter essere sia globale sia locale. Abbiamo la possibilità di intercettare ini-

ziative che nascono in contesti esteri, che sono ben più avanzati del nostro, e metterle al servizio dei clienti che oggi

ci chiedono di aiutarli in progetti di innovazione analoghi. L’innovazione in un’impresa, in un mercato, in un Paese

è più rapida quando si struttura un percorso di trasferimento di esperienze che valorizza i punti fondamentali dei

progetti che hanno già generato risultati significativi altrove. Gartner oggi ha quindi accentuato la sua vocazione di

‘orchestratore’: supportiamo i clienti nella costruzione dell’idea, del progetto, della soluzione e indichiamo tecnologie,

competenze, percorsi di crescita interna e nella creazione di partnership, tutti elementi che non sono così immediati

e facili da trovare in una fase come l’attuale. Il nostro ruolo di advisory è oggi quindi ancora più efficace e questo è

un arricchimento importante per i nostri clienti. Il risk management, per esempio, è oggi un aspetto che deve essere

curato ancora di più che in passato. Fare innovazione in questa fase vuol dire sperimentare e anche l’eventualità del

fallimento di un’iniziativa digitale va governata per limitare al minimo le ricadute negative.

(R.V.)