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novembre-dicembre 2016
città sono i nodi intelligenti e propulsivi ma l’obiet-
tivo è quello dello sviluppo sostenibile perseguito
attraverso una pluralità di politiche e di strategie
messe in campo per una transizione da un sistema
fortemente dissipativo in termini di risorse natu-
rali verso un sistema diverso, molto più dinamico,
efficiente, circolare, ricco di conoscenza e di nuo-
ve articolazioni, capace di perseguire lo sviluppo
e il benessere dei cittadini in una nuova accezione
smart al di là dei consumi, al di là del PIL, investen-
do in capacitazione e relazioni sociali”.
Il tema della misura
In questa condivisibile visione delle cose, le tec-
nologie ICT non sono l’unico e solo abilitatore ma
restano un cardine della smart city. Soprattutto nel
ruolo di parte integrante degli strumenti che aiutano
a superare gli ostacoli alla diusione dell’ecienza.
In una qualsiasi azienda, per fare ecienza in ma-
niera seria è necessario che tutte le lavorazioni e
i processi aziendali siano monito-
rati e tenuti sotto controllo trami-
te misuratori. Questo però ha un
costo e rappresenta una barriera
soprattutto nelle piccole e medie
imprese, dove c’è da sempre meno
attenzione all’energy management
e anche meno soldi da investire.
Gli strumenti ICT-based della energy intelligence
arontano il dicile capitolo della ‘misura’ e aiu-
tano a trovare un punto di incontro tra la necessità
di tenere sotto controllo i consumi energetici e il
costo che tale attenzione comporta. Aiutano anche
a fare le diagnosi energetiche, in cui una corretta
misura dei consumi rappresenta il fattore validante.
L’Enea riferisce che, con oltre 15.000 diagnosi ener-
getiche eettuate da oltre 8.000 imprese, l’Italia si
colloca al top della classifica UE dei Paesi più virtuosi
nell’attuazione della direttiva europea sull’ecienza
energetica per i check-up nelle aziende. In tutto il
resto d’Europa, infatti, ne sono state inviate circa
13.000, di cui 7.000 sono dichiarazioni di avvenu-
ta diagnosi. Il dato riguarda le imprese energivore
e di grandi dimensioni tenute a eettuare l’audit
energetico. Alla scadenza di legge del dicembre
2015 le diagnosi inviate erano 14.342 da parte di
7.516 imprese, salite poi a 8.461 con 15.685 diagnosi
a fine giugno 2016.
Alle origini del successo del ‘modello Italia’ ci sono
alcune best practice che Bruxelles sembra inten-
zionata a indicare nella prossima revisione della
Direttiva sull’ecienza; fra queste, in particolare,
l’istituzione di tavoli tecnici permanenti come mo-
mento di confronto e analisi per individuare proce-
dure operative condivise con i soggetti interessati,
per l’attuazione degli aspetti più complessi della
direttiva. Il lavoro dei Tavoli si è poi concretizzato
in circolari attuative del MiSE.
Sono risultate misure ecaci anche la realizzazio-
ne di modelli di rendicontazione
standardizzati per gli operatori e
per elaborare i dati delle diagnosi,
la predisposizione di Linee guida
settoriali per dare alle aziende in-
dicazioni utili per adempiere all’ob-
bligo legislativo e la messa a punto
di una procedura specifica per le
aziende multisito.
“Queste iniziative, condivise con Confindustria e
con gli altri soggetti interessati, proseguiranno as-
sieme alle attività che Enea sta portando avanti a
supporto del MiSE per favorire sempre più il con-
fronto con i soggetti interessati, attraverso iniziative
di informazione, formazione, convegni e seminari,
elaborazione di documentazione tecnica e studi
settoriali con le associazioni di categoria”, ha af-
ENERGY MANAGEMENT
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Deve essere conveniente
monitorare, altrimenti
nessuno lo fa (a meno
che non sia obbligato…)