SPECIALE GDPR
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dicembre 2017
è un fattore fondamentale e che il tema della privacy
rende l’argomento dei dati decisamente prioritario per
ogni organizzazione.
Tra i temi trattati nel corso della presentazione quando
si parla di controllo c’è stato quindi quello della nomina
del DPO (data protection officer), una figura indipen-
dente ed esperta della materia che alcune realtà de-
vono inserire in organigramma (libero professionista o
dipendente, privo di conflitto di interessi rispetto agli
altri reparti) e che si rapporta direttamente con il ver-
tice aziendale. Verificando la corretta applicazione delle
normative in merito al trattamento dei dati personali e
interfacciandosi con gli altri attori in gioco.
Contemporaneamente cambia anche l’approccio sul con-
senso dei soggetti associati ai dati personali, in termini
di azioni chiare ed esplicite. Questo significa che l’orga-
nizzazione deve essere in grado di trasmettere fiducia e
di conseguenza rispettare diritti come quelli di accesso,
opposizione, rettifica e oblio. Ma anche di informazione
degli interessati e dei supervisori in caso di violazioni e
brecce nella sicurezza, e di comunicazione più in gene-
rale, al proprio interno così come all’esterno.
Un percorso organizzativo da avviare
il prima possibile
“Non dimentichiamo che la fiducia è qualcosa che richiede
anni per essere costruita, ma basta un unico errore per
distruggerla. Al contrario, per ripararla dai danni subiti
bisogna mettere in conto un tempo infinito”, ha sotto-
lineato Willemsen indicando quindi come il rispetto del
GDPR non sia solo una questione di adeguamento alle
normative, ma in gioco c’è ben di più.
In tal senso l’agenda suggerita da Gartner alle realtà che
devono ancora impegnarsi su questo percorso preve-
de che nel giro di poco tempo, ma il prima possibile, si
discuta con i responsabili di business per assegnare le
priorità corrette alle azioni da intraprendere. Quindi è
necessario assemblare un team, guidato dal Data Pro-
tection Officer. Tre mesi di tempo invece sono da de-
stinare all’avvio di un Privacy Impact Assessment utile a
identificare e correlare tra loro obiettivi, dati e misure,
e progettare i processi tenendo conto dei diversi diritti
da rispettare. Infine vanno inclusi, negli accordi stretti
con chi elabora i dati, tutti i necessari obblighi da ri-
spettare. “Prima del 25 maggio 2018 bisogna garantire
la compliance con il GDPR e nel frattempo assumere
il controllo di nuove iniziative. Attenzione comunque a
valutare lo stato dell’organizzazione almeno una volta
all’anno per identificare le falle che eventualmente si
sono aperte successivamente o sono rimaste indietro”,
ha dichiarato Willemsen. Insomma, usando la metafora
della moto, prima di cercare di compiere un giro da re-
cord bisogna avere prima il pieno controllo del mezzo.
Cinque azioni ad alta priorità
Il nuovo Regolamento generale sulla protezione dei dati
conosciuto semplicemente come GDPR, a cui la gran
parte delle organizzazioni dovranno risultare conformi
dal 25 maggio 2018, va in sostituzione della Direttiva
95/46 /CE sulla protezione dei dati e ha l’obiettivo di
rafforzare il mercato unico, armonizzare le leggi sulla
data privacy in tutta Europa, potenziare la privacy dei
cittadini dell’Unione Europea e riformulare il modo in
cui le aziende trattano i loro dati, ovunque lavorino nel
mondo. Nonostante questi importanti obiettivi, Gart-
ner prevede che entro la fine del 2018 oltre il 50% delle
aziende interessate dal GDPR non sarà in regola con i
suoi requisiti. Un’inadempienza che metterà a rischio la
privacy dei cittadini UE e comporterà pensanti sanzioni
a carico delle imprese.
Per essere quindi certi di soddisfare i requisiti del nuovo
GDPR, Willemsen raccomanda di agire immediatamente,
concentrandosi su cinque azioni ad alta priorità.
1. Stabilire il proprio ruolo
Qualsiasi organizzazione che elabora dati personali è fon-
damentalmente un controller di dati. Pertanto, il GDPR
non si applica solo alle imprese dell’Unione Europea, ma
anche a tutte quelle al di fuori della UE che trattano dati
personali per offrire beni e servizi all’interno dell’Unione
o che monitorano il comportamento dei soggetti inte-
ressati all’interno della UE. Tutte queste organizzazioni
devono nominare un rappresentante che agisca da inter-
faccia nei confronti dell’Autorità sulla protezione dei dati
(Data Protection Authority) e dei soggetti interessati.
2. Nominare un responsabile della protezione
dei dati
Molte realtà sono tenute a nominare un responsabile
della protezione dei dati (Data Protection Officer). Ciò è
particolarmente importante nel caso di enti pubblici o di
organizzazioni che eseguono operazioni dal monitoraggio
costante e sistematico o hanno attività di processo su
ampia scala, il che non significa necessariamente avere
a che fare con centinaia di migliaia di soggetti.
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