Sergio Cantinazzi
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Pensiamo invece a un ruolo con obiettivi di busi-
ness molto spinti in una società con un’o erta mol-
to specifica, un livello di aspettative elevato, tempi
stretti per raggiungere i risultati e un mercato ad
alto tasso di competitività.
Oppure pensiamo a un ruolo con contatti giornalieri
con un imprenditore per il quale la propria azien-
da è la propria vita, con un carattere diciamo non
accomodante, poniamo nel mondo del fashion: ci
vengono sicuramente in mente molti nomi di ita-
liani famosi nel mondo. Accanto a quasi tutti gli
imprenditori ci sono due o tre persone che sono
con loro da sempre e ruoli in cui invece il turn over
è altissimo. Calcisticamente parlando, sono pan-
chine che ‘scottano’.
In una multinazionale gestita in modo manageriale
si è in qualche modo più riparati, le direttive e le
verifiche sul tuo operato ci sono eccome, ma arri-
vano più mediate, hai più possibilità di anticipare
gli eventi.
Ma anche qui il contatto quotidiano col numero uno
renderebbe tutto più a rischio. Basta leggere i libri
su Steve Jobs per farsi un’idea.
La professionalità dell’head hunter
Cosa viene richiesto in ricerche di questo tipo? Si-
curamente qualcosa di più e di molto diverso da
un normale progetto di ricerca e selezione. Viene
chiesto non solo di valutare i requisiti professionali,
il percorso dell’esperienza, le caratteristiche perso-
nali classiche. No, qui il lavoro è diverso: occorre
muoversi più finemente. Occorre capire se nascerà
una sintonia personale i cui presupposti non sono
omologati da nessuna parte, né tanto meno posso-
no essere definiti con un paio di aggettivi classici
delle ricerche di personale. Occorre soprattutto farsi
una idea il più chiara possibile di cosa capiterà nei
frangenti più delicati, imprevisti e stressanti. Oltre
all’intuito dell’head hunter esistono molti strumenti
studiati proprio per sondare le reazioni e i compor-
tamenti dei candidati in queste situazioni.
Al di là però delle metodologie usate volontaria-
mente, nel percorso di selezione a tratti accadono
imprevisti o dicoltà come il traco stradale che
blocca la persona che sta andando al colloquio,
uno sciopero dei mezzi, un aereo in ritardo: spesso
la reazione a questi piccoli intoppi dà importanti
indicazioni.
Chi vince festeggia, chi perde spiega
In un vecchissimo film con Jack Lemmon ‘Un pro-
vinciale a New York’ il protagonista parte da una
cittadina dell’Ohio per recarsi a un colloquio di la-
voro a New York. Durante il viaggio gli capita ve-
ramente di tutto: sciopero generale, condizioni at-
mosferiche pessime e tutta una serie di incidenti,
compresa una rapina, che avrebbero fatto desistere
la persona più motivata. Ma lui, pur rimanendo una
persona normale e non certo Superman, non si fa
fermare e senza aver dormito né mangiato, in con-
dizioni fisiche al limite, un look non proprio impec-
cabile ma non domo nello spirito, arriva puntuale
al suo colloquio, e naturalmente ottiene un’ottima
o erta di assunzione.
Un grande allenatore di pallavolo, Julio Velasco,
diceva ‘chi vince festeggia, chi perde spiega’. Il no-
stro protagonista avrebbe avuto mille seri motivi
per spiegare perché non era potuto arrivare all’ap-
puntamento. Ma lui è arrivato.
Queste sono le persone richieste da certe posizioni.
dicembre 2013
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