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giugno 2014
Dove sei?
Dove sei? Questa – e non più ‘chi sei?’ o
‘chi parla?’ – è la domanda che inaugura
questo nuovo mondo di presenze
dislocate e differite. Domanda che
dischiude lo scenario di una modernità
avanzata la cui (in)esperienza di vita
si produce al punto di confluenza
tra pubblici migranti e mass media
globali. Il mondo, a questo incrocio,
smaterializzandosi, va assumendo una
diversa consistenza caratterizzata da
ubiquità e individualità: con il mobile
siamo sempre al telefono, anche
quando non parliamo con qualcuno,
il che comporta che l’essere sia oggi
l’essere connessi (ubiquità). Ma, al tempo
stesso, il telefono mobile è sempre
‘solo nostro’, poiché consente che
dappertutto si trovi solo te, e dunque
fa sì che essere connessi significhi
essere noi stessi (individualità). La più
importante tra tutte le tante funzioni
svolte dallo smartphone sarebbe una
funzione basilare di orientamento
esistenziale, e qui Ferraris riprende
alcune categorie dell’analitica esistenziale
di Martin Heidegger. L’essere nel
mondo coinciderebbe oggi con l’essere-
connessi e ne faremmo esperienza
qualora il nostro smartphone dovesse
sciaguratamente caderci in un tombino
poiché scopriremmo in quell’istante
che “il mondo immediatamente si
ritrae”; il telefono mobile sarebbe poi il
“sempre mio” perché sempre a portata
di mano, lo strumento degli strumenti,
l’utensile assoluto; infine sarebbe il perno
del nostro “essere situati”, di quella
condizione dell’esistenza umana in base
alla quale l’uomo incontra il mondo
sempre attraverso il filtro di tonalità
emotive, umori, stati d’animo; e si pensi
a quanto il telefono mobile induca a
conversazioni di tipo intimo o spesso
anche erotico, soprattutto via sms.
Una trasformazione radicale
del concetto di presenza
Tutto questo avviene però, come si
diceva, nel quadro di una trasformazione
radicale della presenza che la
smaterializza e affievolisce, proiettandoci
in un mondo popolato per lo più da
simulacri di presenza, ‘fantasmi’, svuotato
di esperienze vissute in prima persona
e in modo immediato. Ecco il grande
paradosso di ciò che sta avvenendo
grazie a queste nuova formidabile
tecnologia: il mondo della presenza
tende a svanire, ma all’orizzonte di
questo mondo evanescente si annuncia
la promessa di una connessione assoluta
e di una identità individuale rafforzata:
il “questo è mio” del telefono portatile
e personale coincide sempre più con il
“questo sono io”.
E qui, se si segue la riflessione filosofica,
si fa una scoperta sorprendente: lo
strumento assoluto, la macchina che
pone fine a tutte le altre perché le
riassume tutte, è una… Macchina per
scrivere. L’avvento della telefonia mobile
non segna affatto il trionfo dell’oralità
sulla scrittura, come sostenuto da
molti, ma un ritorno trionfale della
scrittura. Lo smartphone assomma in
sé la potenza di calcolo di un computer,
le possibilità di comunicazione di un
telefono e la sconfinata erudizione
dischiusa dall’accesso costante e ubiquo
a internet. Ma tutto ciò avviene grazie
alla caratteristica che fa del telefono
mobile, come già detto una ‘macchina
per scrivere’. Qui, però, non si deve
intendere la scrittura banalmente solo
come l’attività di digitare su dei tasti,
ma risalendo al concetto filosofico di
scrittura come ‘archi-scrittura’.Vale a dire
a quella capacità di registrare attraverso
iscrizioni che accompagna la specie
umana fin dagli albori della sua esistenza
storica e ne segna le specificità.
Mano e Tabula
Fin dal 3.500 a.C., con i Sumeri, gli essere
umani hanno impiegato la tecnica di
scrittura che, pur cambiando i veicoli e i
supporti, ha sempre richiesto l’impiego
di una mano e di una tabula sulla
quale la mano lascia la propria traccia
permanente. Perfino la vita psichica
e spirituale, quella che ci consente di
immagazzinare memorie, pensieri, affetti,
aspirazione, fu paragonata da Platone a
una scrittura interna della mente sulla
tabula dell’anima.
Ebbene, stando a questa visione,
lo smartphone e i suoi confratelli
rappresenterebbero la sintesi ultima
di mano e tabula. sarà dunque questa
tecnologia sempre più al centro dei
fondamentali processi attraverso i
quali l’umanità capitalizza le proprie
transazioni economiche, salva le proprie
memorie dalla scomparsa, idealizza i
proprio concetti grazie a iscrizioni che
consentono di fare astrazione rispetto
alle particolarità empiriche. Funzione
di comunicazione, funzione di archivio,
funzione di costruzione di realtà sociali
(promesse, impegni, contratti etc. etc.).
Tutto questo passerà sempre più
attraverso la telefonia mobile grazie
alla sua capacità di iscrivere tracce
permanenti dell’umano su supporti
sempre a portata di mano con una
scrittura idiomatica, cioè portatrice
d’identità particolare.
Lo smartphone, insomma, come
supplemento d’anima.
*Scrittore, docente e ricercatore universitario
Un ritratto spiritoso di Martin Heidegger
Tavolette cuneiformi sumere scoperte a Tello, l’antica Girsu; 2.350 a.C. (a) e 2.430 a.C. (b)
(a)
(b)