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dicembre 2013
rappresentato dal free cooling, vale a dire l’utilizzo
dell’aria fredda esterna ai fini del ra£reddamento
del data center: oggi è possibile spostare automa-
ticamente servizi running da un data center a un
altro dove si rilevano le condizioni climatiche più
favorevoli”, esemplifica Nava.
Misurare e certificare i risultati:
un PUE pari a 1,15
Per convincere il mercato della validità di una nuo-
va idea, però, oggi non bastano le descrizioni tec-
niche, per quanto accurate: servono fatti concreti,
in grado di dimostrare il ritorno di un investimento
sotto tutti i punti di vista, incluso quello energeti-
co, un fattore che sta suscitando sempre maggiore
interesse. “In tema di ecienza energetica dei data
center vi sono diversi parametri - spiega Nava. Vi
è ad esempio lo standard DCP (data center pro-
ductivity) che misura la potenza computaziona-
le e la rapporta con l’elettricità utilizzata dal data
center. Si tratta però di un parametro che dipende
in maniera sostanziale dall’ambiente ICT che si va
a implementare. Noi ci riferiamo a un parametro
più essenziale, il PUE (power usage e£ectiveness),
ovvero l’energia elettrica in ingresso in una facility
rapportata all’energia complessiva utilizzata dalla
stessa: tanto più questo valore si avvicina a 1, tanto
più l’insieme dei processi risulta essere eciente”.
Nel nostro Paese la media PUE dei data center, se-
condo le più recenti statistiche, è però pari a 2,2:
vale a dire che per ogni watt in ingresso ne vengo-
no utilizzati 1,2 (dovuti essenzialmente al ra£red-
damento, alla dispersione ecc.).
Oggi i data center ‘su misura’ realizzati da Rittal
vantano un PUE dell’1,3 - 1,4 di media, un ottimo
risultato, visto che, come chiarisce Nava, “ridurre
di 3 punti decimali il PUE di un data center da 100
kW vuol dire risparmiare in 10 anni più di 100.000
euro, un risultato tutt’altro che banale, tenuto conto
anche dei costi particolarmente elevati dell’energia
nel nostro Paese. Con il RiMatrix S siamo riusciti
a fare anche meglio, raggiungendo un PUE pari
a 1,15, un risultato certificato dal TÜV, uno dei più
prestigiosi enti certificatori indipendenti europei”.
Modulare e scalabile
RiMatrix S oggi rappresenta quindi la soluzione
Rittal per data center di taglia media, da 60 o 90
kW, che rappresentano circa il 50% del mercato
italiano, mentre per l’altra metà la divisione IT e
Telecomunicazioni della società continua a fornire
soluzioni costruite intorno alle specifiche esigenze
di ogni singolo cliente.
La variante più piccola di RiMatrix S, la Single 6, è
Rittal, pionieri del futuro
business, è particolarmente innovativa anche per
quanto riguarda la distribuzione di energia elettri-
ca. Il sistema di approvvigionamento energetico e
la distribuzione di RiMatrix S sono preconfigurati
in modo tale da consentire l’utilizzo degli UPS del
cliente, eventualmente già disponibili in loco, o l’in-
stallazione di nuovi UPS. L’alimentazione di RiMatrix
S è concepita sui percorsi ridondanti A e B, dove il
percorso B è protetto da un gruppo di continuità
UPS. L’UPS è modulare e funziona secondo il prin-
cipio della ridondanza n+1.
Se ingegnerizzare l’infrastruttura è importante, an-
cora di più è dotarla di una intelligenza in grado di
registrare i comportamenti di ogni singolo com-
ponente e interpretarli correttamente, al fine di
garantire la continuità operativa. Rittal ha quindi
corredato il RiMatrix S del proprio sistema DCIM
(datacenter infrastrucutre management) dotato
di una vera e propria intelligenza artificiale: non si
limita infatti a rilevare i parametri ambientali attra-
verso sensori e a processare i dati per e£ettuare
notifiche e/o registrare log ma è in grado di dialo-
gare in maniera puntuale e contingente con tutte
le apparecchiature attive all’interno del data center.
Questo significa essere in grado di impostare e mo-
dificare in tempo reale configurazioni e imposta-
zioni, vuoi per motivi di policy aziendale, vuoi per
il variare delle condizioni in essere. “Un esempio è