DITORIALE
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Un articolo de ‘Il Sole 24 Ore’ di domenica 15 gennaio riportava sotto un titolo forse troppo
enfatico – In Germania il digitale è un’ossessione – come il nostro principale partner europeo,
e per un altro verso concorrente, dopo anni di stimoli e investimenti da parte governativa,
oggi vede molto attive le proprie imprese con importanti investimenti nella digitalizzazione
di processi e nel ridisegno dei modelli di business. Lo stesso articolo infatti evidenziava i dati
di una ricerca di Boston Consulting Group dalla quale emerge come il settore delle aziende
private complessivamente è pronto a investire 250 miliardi di euro nelle tecnologie digitali nei
prossimi 10 anni; da intendersi come investimenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti per l’ICT.
I nostri principali partner, e competitor soprattutto nell’ambito manifatturiero, possono
godere del fatto che da tempo in Germania, grazie a politiche attive nell’ambito della ricerca
high-tech portate avanti fin dal 2008 come per esempio Industria 4.0, si sia ormai diuso nel
Paese e nelle sue imprese il senso comune che la ‘sfida per il futuro’, dipende in gran parte
dalla possibilità di cogliere le nuove opportunità oerte dalla cosiddetta ‘rivoluzione digitale’.
In Italia ci si è accorti solo nel 2016 della valenza strategica portata da questo importante
capitolo di innovazione, e oggi è finalmente attivo anche da noi un Piano Industria 4.0, tema
che anche in questo numero arontiamo in più articoli di attualità e di approfondimento.
Certo ora bisogna correre molto: i 13 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano Industria
4.0 attraverso i meccanismi dell’iperammortamento, e della proroga del superammortamento,
infatti possono essere utilizzati in nuovi investimenti entro il primo semestre del 2018. Le
nostre imprese e i nostri imprenditori quindi vanno aiutati oggi più che mai se vogliamo che il
digitale diventi ‘un’ossessione’ anche in Italia. E non solo nelle imprese manifatturiere.
Insieme a Industria 4.0, infatti, un altro capitolo di Innovazione molto importante che va
nella direzione del digitale può essere preso in considerazione da tutte le imprese del nostro
Paese. Si tratta della Fatturazione Elettronica tra imprese private che oggi la normativa mette
a disposizione come opzione a fronte di benefici indiretti sul fronte degli adempimenti e dei
controlli. Questa possibilità di scelta sarà oerta fino alla fine del 2019 e, successivamente,
chi ha ideato la norma pensa di rendere obbligatoria la Fatturazione Elettronica tra imprese
private a partire dal 2020. Le maggioranze politiche possono sempre cambiare e, quindi, che
le cose vadano veramente in questa direzione nei prossimi anni può apparire, forse anche a
ragione, non così sicuro.
Ciò non toglie che il capitolo precedente di questa importante innovazione – la Fatturazione
Elettronica tra Pubbliche Amministrazioni Centrali e Locali e imprese private -sia stata
una storia di successo; naturalmente grazie all’obbligatorietà insita nella legge. La norma è
stata ideata addirittura nel 2007, ma veramente resa attuativa dal 2013 e la prima fattura
elettronica è partita nel giugno del 2014. Oggi 900.000 imprese private fatturano a 50.000
centri di costo della PA e sono stati superati i 50 milioni di fatture gestite.
Circa un terzo delle imprese che operano nel nostro Paese sono quindi già pronte a trasferire
tutta la gestione del loro ciclo attivo e passivo anche sul fronte della fatturazione con i loro
fornitori e i loro clienti privati. Il fenomeno quindi nei prossimi anni ha tutti i presupposti per
essere ben avviato, e quindi si può pensare che prenderà piede in una fetta importante delle
imprese italiane. Tutte le altre ne verranno inevitabilmente trascinate, chi con convinzione e
chi semplicemente per inerzia.
Queste due importanti occasioni di modernizzazione delle nostre aziende, e quindi della
nostra economia, sono oggi a portata di mano di tutte le imprese italiane, PMI comprese. E
grazie al piano banda ultralarga, che inizia a prendere corpo, anche il fattore digital divide
sarà presto superato.
Ma la sfida per costruire un’Italia digitale si vince se siamo consapevoli che fin da quest’anno
dobbiamo portare il maggior numero di imprese a investire su questi temi. Se non lo
facciamo ora, utilizzando le opportunità descritte… quando lo faremo?
Ruggero Vota
ruggero.vota@soiel.itItalia digitale,
se non ora, quando?
marzo 2017